CHIESA DI 

S. MARIA IMMACOLATA A

  VILLA BORGHESE

ultimo  aggiornamento  18/03/2005

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OGNI SETTIMANA PUBBLICHIAMO L'OMELIA DELLA DOMENICA...

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Domenica di Pasqua

II Domenica di Pasqua

III Domenica di Pasqua

IV Domenica di Pasqua

V Domenica di Pasqua

VI Domenica di Pasqua

Ascensione del Signore

Domenica di Pentecoste

Domenica dopo Pentecoste

SS. Corpo e sangue di Cristo

Messaggio del Rettore per la pausa estiva

Immacolata concezione

III Domenica d'Avvento

II Domenica del tempo ordinario "A"

III Domenica del tempo ordinario "A"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I DOMENICA DI QUARESIMA 

Gli angeli decaduti (ccc 391-395. 412.414) Satana e gli altri demoni sono angeli creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. La loro scelta contro Dio è definitiva. Essi tentano di associare l'uomo alla loro ribellione contro Dio. La potenza di Satana non è infinita, egli è solo una creatura anche se potente per il fatto di essere puro spirito. Sebbene la sua azione causi gravi danni - spirituali e indirettamente anche fisici -, la divina Provvidenza la permette, per trarre da essi un bene maggiore:“noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

Peccato originale e seduzione del demonio (ccc 397-409) Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e desiderando di conseguire il suo fine (la felicità) al di fuori di Dio. Per il suo peccato l'uomo ha perso la santità e la giustizia originali che aveva ricevute da Dio. La natura umana così è indebolita nelle sue forze, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza, al potere della morte, e incline al peccato (concupiscenza).

La salvezza (ccc 410-412. 415-412) L'uomo posto sotto la schiavitù del peccato, è liberato da Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del Maligno. Gesù Cristo il “nuovo Adamo”, con la sua obbedienza “fino alla morte di croce” ripara la disobbedienza di Adamo. "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Rm 5,20).

Le tentazioni di Gesù (ccc 538-540. 566) La tentazione nel deserto mostra Gesù, Messia umile che trionfa su Satana in forza della sua piena adesione al disegno di salvezza voluto dal Padre e anticipa la vittoria della passione. La venuta del Regno di Dio è la sconfitta del regno di Satana per mezzo della croce di Cristo.

Cristo salva attraverso la Chiesa (ccc 1084-1089) Cristo ha inviato gli Apostoli ad annunziare che con la sua morte e Risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla morte e trasferiti nel regno del Padre, e attuare, per mezzo dei sacramenti, l'opera della salvezza dando ad essi e ai loro successori, il potere di santificazione.

Il battesimo (ccc 1213-1237) Nel santo Battesimo, fondamento di tutta la vita cristiana, siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo, siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione. Nella celebrazione del battesimo si riceve un esorcismo e si rinunzia esplicitamente a Satana e alle sue seduzioni.

L'uomo immagine di dio (ccc 1701-1715) L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, la sua vera libertà è segno altissimo dell'immagine divina. L'abuso della libertà su istigazione del Maligno lo rese incline al male e soggetto all'errore. Con la sua Passione, Cristo ci ha liberati da Satana e dal peccato, ci ha meritato la vita nuova nello Spirito Santo. La sua grazia restaura ciò che il peccato aveva in noi deteriorato.

Liberaci dal male (ccc 2850-2854. 2864) Con l'ultima domanda del Padre nostro il cristiano, prega Dio di manifestare la vittoria, già conseguita da Cristo, sul "Principe di questo mondo", che si oppone personalmente a Dio e al suo disegno di salvezza.

Sintesi dal Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC)

III  DOMENICA DI QUARESIMA 

 

LA SETE DELLA SAMARITANA

 

"Signore... dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete" La richiesta della Samaritana imprime una svolta decisiva al lungo e intenso dialogo con Gesù, che si svolge presso il pozzo di Giacobbe, vicino alla città di Sicar. Ce lo racconta san Giovanni nell'odierna pagina evangelica. Cristo chiede alla donna:  "Dammi da bere" (v. 7). La sua sete materiale è segno di una realtà ben più profonda:  esprime l'ardente desiderio che l'interlocutrice e i suoi concittadini si aprano alla fede. La donna di Samaria, per parte sua, quando domanda a Lui dell'acqua, manifesta in fondo il bisogno di salvezza presente nel cuore di ogni persona. E il Signore si rivela come colui che offre l'acqua viva dello Spirito, che sazia per sempre la sete d'infinito d'ogni essere umano. La liturgia di questa terza domenica di quaresima ci propone uno splendido commento all'episodio giovanneo, quando nel Prefazio si dice che Gesù "ebbe sete così ardente" della salvezza della Samaritana da "accendere in lei la fiamma dell'amore di Dio".

L'episodio della Samaritana delinea l'itinerario di fede che tutti siamo chiamati a percorrere. Gesù continua ancora oggi ad "avere sete", cioè a desiderare la fede e l'amore dell'umanità. Dall'incontro personale con lui, riconosciuto e accolto come Messia, nasce l'adesione al suo messaggio di salvezza e il desiderio di diffonderlo nel mondo. È quanto avviene nel seguito del racconto giovanneo. Il legame con Gesù trasforma completamente la vita della donna, che corre senza indugio a comunicare la buona notizia alla gente del villaggio vicino:  "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?" (Gv 4, 29). La rivelazione accolta con fede chiede di divenire parola proclamata agli altri e testimoniata mediante scelte concrete di vita. È questa la missione dei credenti, che scaturisce e si sviluppa a partire dall'incontro personale con il Signore. […] "La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5, 5). Al dono dello Spirito, simboleggiato dall'acqua viva promessa da Gesù alla Samaritana, fanno riferimento anche le parole dell'apostolo Paolo, proclamate nella seconda lettura. Lo Spirito è la "caparra" della salvezza definitiva promessaci da Dio. L'uomo non può vivere senza speranza. Non poche speranze, tuttavia, naufragano contro gli scogli della vita. La speranza del cristiano, però, "non delude", perché poggia sul solido fondamento della fede nell'amore di Dio, rivelato in Cristo. A Maria, Madre della Speranza, affido la vostra Parrocchia e il cammino quaresimale verso la Pasqua. Maria, che ha seguito suo Figlio Gesù fino alla Croce, ci aiuti tutti ad essere discepoli fedeli di Colui che fa zampillare nel nostro cuore acqua per la vita eterna (cfr Gv 4, 14).

GIOVANNI PAOLO II, omelia 3 marzo 2002

Duccio di Buoninsegna, Cristo e la Samaritana


 

LUCE DEGLI OCCHI, LUCE DELLO SPIRITO

IV Domenica di Quaresima 2005


Gesù ha operato lo strepitoso miracolo della guarigione del cieco nato per dimostrare la sua divinità e la conseguente necessità di accogliere la sua persona e il suo messaggio.

Il cieco, una volta guarito, non sa ancora chi è Gesù, ma lo intuisce, e contro l’incredulità dei Giudei e il timore dei suoi stessi genitori, afferma: “Da che mondo è mondo, non si è mai sentito che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla”. Quando poi Gesù gli dice chiaramente di essere il “Figlio dell’Uomo” e cioè, il Messia, il Figlio di Dio, il cieco guarito non ha alcun dubbio e subito fa la sua professione di fede: “Io credo, o Signore”.  Ecco quindi il significato immediato del miracolo operato da Gesù: Egli è veramente Dio, il quale come può immediatamente dare la vista ad un cieco, così tanto più può dare la vista all’anima, può aprire gli occhi interiori perché conoscano le Verità supreme che riguardano la natura di Dio e il destino dell’uomo. Perciò la guarigione fisica del cieco, che è causa poi della sua fede, diventa un simbolo della conversione spirituale. In questo modo Gesù riconferma la verità delle parole già da Lui pronunciate: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Cristo è Buon Pastore, perché è la luce delle nostre anime. Non resta altro da fare che credere in Lui, seguirlo, amarlo, ascoltarlo. […] Il racconto evangelico ci fa comprendere quanto è preziosa la vista degli occhi, ma quanto è più preziosa ancora la luce della fede. Sappiamo però che tale fede cristiana esige fermezza e fortezza, perché è sempre insidiata. Di fronte alla luce che è Cristo c’è talvolta un atteggiamento di aperta ostilità, oppure di rifiuto e di indifferenza, od anche di critica ingiusta e parziale.  Sentitevi responsabili della vostra fede nella società moderna in cui dovete vivere, ognuno al suo posto di vita e di lavoro, ognuno nell’ambito dei suoi rapporti di famiglia e di professione. È perciò approfonditela sempre di più, con una catechesi retta, completa, metodica. […] “Un tempo eravate tenebra – scriveva l’apostolo – ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce” (Ef 5,8). L’esortazione di san Paolo rimane sempre attuale: “Cercate ciò che è gradito al Signore” (Ef 5,10). “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre” (Ef 5,11).

Siate luce anche voi nella vostra parrocchia, nella vostra città, nella vostra Patria! Siate luce, con la frequenza assidua e convinta alla Santa Messa domenicale e festiva; siate luce eliminando scrupolosamente il turpiloquio, la bestemmia, la lettura di giornali e riviste impure, la visione di spettacoli negativi; siate luce con l’esempio continuo della vostra bontà e della vostra fedeltà in ogni luogo, ma specialmente nell’ambiente privilegiato della famiglia, ricordando che: “Il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità”. Carissimi!  La quarta domenica di Quaresima eleva i nostri pensieri e i nostri cuori verso Cristo che offrendo la sua vita per gli uomini nella passione e sulla croce, si rivela l’unico Buon Pastore che abbraccia tutti e ciascuno, si prende cura del vero bene dell’uomo singolo e dell’umanità qui, sulla terra e, in definitiva, si prende cura della nostra eterna salvezza.  Siamo pronti a seguire Cristo sulle vie che Egli ci indica, anche mediante l’insegnamento della Chiesa da Lui istituita!  Siamo pronti ad attingere forza alle sorgenti della grazia, che Egli ci apre nella Chiesa, mediante i sacramenti della fede: Penitenza ed Eucaristia!  Ed infine, siamo pronti a cercare in Lui l’appoggio in tutte le difficoltà della nostra vita e della nostra coscienza!  Non separiamoci mai da Lui! Egli è la luce del mondo!

 

GIOVANNI PAOLO II, omelia 29 marzo 1981

Immagine: affresco, XI sec., S. Angelo in Formis

V DOMENICA DI QUARESIMA

 

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”

 


Nessuna parola come il termine «vita» riesce in ogni lingua a riassumere in maniera pregnante ciò a cui l'essere umano massimamente aspira. «Vita» indica la somma dei beni desiderati ed al tempo stesso ciò che li rende possibili, acquisibili, duraturi. La storia dell'uomo non è forse segnata dalla spasmodica e drammatica ricerca di qualcosa o qualcuno che sia in grado di liberarlo dalla morte e di assicurargli la vita? L'esistenza umana conosce momenti di crisi e di stanchezza, di delusione e di opacità. Si tratta di un'esperienza di insoddisfazione che ha precisi riflessi in tanta letteratura e in tanto cinema dei nostri giorni. […] Gesù è venuto per dare risposta definitiva all'anelito di vita e d'infinito, che il Padre celeste creandoci ha inscritto nel nostro essere. Al culmine della rivelazione, il Verbo incarnato proclama: «Io sono la vita» (Gv 14,6), ed ancora: «Io sono venuto perché abbiano la vita» (Gv 10,10). Quale vita? L'intenzione di Gesù è chiara: la vita stessa di Dio, che sorpassa tutte le aspirazioni che possono nascere nel cuore umano (cfr. 1Cor 2,9). In effetti, per la grazia del Battesimo, noi siamo già figli di Dio (cfr. 1Gv 3,1-2). Gesù è venuto incontro agli uomini, ha guarito ammalati e sofferenti, ha liberato indemoniati e risuscitato morti: ha donato se stesso sulla croce ed è risuscitato, manifestandosi così come il Signore della vita: autore e sorgente della vita imperitura.

L'esperienza quotidiana ci dice che la vita è segnata dal peccato ed insidiata dalla morte, nonostante la sete di bontà che pulsa nel nostro cuore e il desiderio di vita che percorre le nostre membra. Per poco che siamo attenti a noi stessi ed agli scacchi a cui l'esistenza ci espone, noi scopriamo che tutto dentro di noi ci spinge oltre noi stessi, tutto ci invita a superare la tentazione della superficialità o della disperazione. E' proprio allora che l'essere umano è chiamato a farsi discepolo di quell'Altro che infinitamente lo trascende, per entrare finalmente nella vita vera. Esistono profeti ingannatori e falsi maestri di vita. […] Questi ed altri tipi di falsi maestri di vita propongono obiettivi che non solo non saziano, ma spesso acuiscono ed esasperano la sete che brucia nell'anima dell'uomo. Chi potrà, dunque, misurare e colmare le sue attese? Chi, se non Colui che, essendo l'autore della vita, può appagare l'attesa che Egli stesso ha posto dentro al suo cuore? Egli s'avvicina a ciascuno per proporre l'annuncio di una speranza che non inganna; Egli, che è contemporaneamente la via e la vita: la via per entrare nella vita. Da soli, noi non sapremmo realizzare ciò per cui siamo stati creati. C'è in noi una promessa, per la cui attuazione ci scopriamo impotenti. Ma il Figlio di Dio, venuto tra gli uomini, ha assicurato: «Io sono la via, la verità e la vita» (cfr. Gv 14,6). Secondo una suggestiva espressione di Sant'Agostino, Cristo «ha voluto creare un luogo in cui rendere possibile a ciascun uomo di incontrare la vita vera». Questo «luogo» è il suo Corpo ed il suo Spirito, in cui l'intera realtà umana, redenta e perdonata, viene rinnovata e divinizzata. […]

Nel mistero della sua croce e della sua risurrezione, Cristo ha distrutto la morte e il peccato, ha abolito la distanza infinita esistente tra ogni uomo e la vita nuova in lui. «Io sono la risurrezione e la vita - Egli proclama - chi crede in me, anche se muore, vivrà, chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno» (Gv 11,25). Cristo realizza tutto ciò elargendo il suo Spirito, datore di vita, nei sacramenti; in particolare nel Battesimo, sacramento che fa dell'esistenza ricevuta dai genitori, fragile e destinata alla morte, un cammino verso l'eternità; nel sacramento della Penitenza che rinnova continuamente la vita divina grazie al perdono dei peccati; nell'Eucaristia «pane di vita» (cfr. Gv 6,27), che nutre i «viventi» e rende saldi i loro passi nel pellegrinaggio terreno, così da consentir loro di dire con l'apostolo Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).

 

 

GIOVANNI PAOLO II Messaggio ai giovani in preparazione della GMG di Denver, 15/8/1992

 

Immagine: Giotto, Cappella degli Scrovegni